Atomik Clocks – Magdan in Charleroi (2011)

In 6 mesi questo blog semi serio (a voi l’interpretazione corretta) ha pubblicato più di 70 post (non chiamiamole recensioni, per carità), che hanno ricevuto circa 70 commenti, di cui il 50% di nostra risposta e un 25% di minacciosi lettori inferociti sofferenti di epatomegalia.

Più di 17000 visite.
Sì, avete letto bene, 17000.

Di fronte a una cifra di tale portata una domanda è sorta spontanea: non è che magari, come si ripete da tempo negli “ambienti” (si dice così), il popolino indie sia davvero composto in gran parte da lurker rosiconi troppo snob per uscire allo scoperto e indignarsi (o sorridere assieme a noi) ma abbastanza cattivi per ridere in privato delle sfighe virtuali altrui?

Cogliamo l’occasione per ringraziare  quei pochi artisti che hanno condiviso con noi l’ilarità di fronte alla burla: sappiate che non per questo abbasseremo la guardia, non ci ingannerete, la vostra è una sottile strategia di marketing atta ad apparire i simpaticoni che non sarete mai; noi siamo il Teatrino degli Errori, voi siete il male.

Un saluto anche ai simpatici Atomik Clocks, che ignari, si suppone, di cosa nascondano realmente queste pagine virtuali, si sono candidati per una recensione del loro lavoro.

Eccola: mettiamola così, almeno la copertina del disco non è così imbarazzante…